Quando le luci si sono accese al Centre Pompidou, ho sentito nell’aria qualcosa di diverso. Non era solo l’eccitazione consueta della Paris Fashion Week, ma un’energia quasi elettrica che attraversava la sala. Sulla mia sedia, una copia di The Stella Times, il giornale creato appositamente per lo show, che avrei custodito come un cimelio. Intorno a me, volti noti del cinema e della musica: Helen Mirren, Robin Wright, Ice Spice, persino Woody Harrelson apparso a sorpresa. Tutti eravamo lì per assistere a “Come Together”, il manifesto di Stella McCartney per la primavera estate 2026.
La designer britannica non ha mai fatto le cose a metà, e questa sera lo ha dimostrato ancora una volta. Prima che apparisse il primo look, Helen Mirren è salita sulla passerella, trasformandola in un palcoscenico teatrale. La sua voce ha riempito lo spazio recitando i versi della canzone dei Beatles, quel brano scritto da Paul McCartney nel 1969 che invita gli esseri umani a vivere in armonia con la natura. Senza il basso tonante di sottofondo, le parole sembravano ancora più potenti, quasi sacre.
Silhouette che sfidano lo spazio
Poi è iniziato lo spettacolo vero e proprio, e i miei occhi non sapevano dove posarsi. La collezione era un viaggio attraverso proporzioni audaci e contrasti inaspettati: spalle importanti che conferivano swagger alle modelle, vita stretta e orli ampi che danzavano ad ogni passo. Ho visto giacche mannish dalla vestibilità oversize reinterpretate con forme da corsetto classico e spalle scultoree ed esagerate. Gli stessi elementi strutturali apparivano anche su adorabili abitini pattinatrice con sottogonne rigide, una reinterpretazione contemporanea delle crinoline che avrebbe fatto sorridere Maria Antonietta.
Un baby-doll dress celeste con ricami blu mi ha letteralmente ipnotizzata, così come un tutù rosso all’uncinetto con un’ampiezza tale da far fatica a passare attraverso una porta. Ma questa è Parigi, la città dove i panniers e le sottogonne tornano prepotenti per la bella stagione, e Stella lo sa bene. Per chi preferisce muoversi con più agilità, la designer ha previsto abiti body-con dai colori vivaci con maniche lunghe e spacchi frontali, insieme a un impeccabile mini dress bianco fasciante che non occupa spazio ma cattura tutta l’attenzione.
L’innovazione che respira
La vera magia si è rivelata quando ho capito che quei dettagli piumati su un lungo abito lavanda e su una tuta rosa caramella non erano affatto piume. Erano frammenti di verde dipinti e applicati, foglie strappate al suolo piuttosto che piume strappate agli uccelli. Le modelle sembravano avvolte da nuvole vegetali che si muovevano con loro, un omaggio alla natura che ha fatto vibrare qualcosa dentro di me. L’impegno di Stella verso i suoi amici aviari si manifestava anche attraverso voluminosi top a sfera in acquamarina, panna e rosa baby, che ricordavano forme morbide e protettive.
Gli abiti da sera brillavano sotto le luci: un vestito strapless scultoreo ricoperto di paillettes viola brillanti ha dominato la scena, e ho scoperto backstage che quelle paillettes erano realizzate con plastiche riciclate, bioplastiche e materiali a base di alghe cresciute in laboratorio. Ogni tessuto raccontava una storia di innovazione sostenibile, dalle fibre mai viste prima ai denim che catturano carbonio. Alcuni pezzi da sera presentavano corsetti rigidi come corazze, ma quella sculturalità faceva parte del linguaggio visivo che Stella voleva comunicare.
Il guardaroba quotidiano reinventato
Tra i look più sorprendenti, ho annotato mentalmente quelli che trasformavano l’uniforme scolastica in eleganza urbana: polo sovrapposte ad altre polo, camicie con bottoni indossate morbide e leggermente slacciate, gonne in popeline stile tennis che portavano energia preppy ma in versione chic. Il denim patchwork evocava decenni passati reinterpretati con occhio contemporaneo, mentre le camicie a doppio strato e i jeans slouchy ridefinivano il concetto di uniforme quotidiana.
Le giacche coordinate in stile workwear si alternavano a trench coat monumentali e top audacemente tagliati che lasciavano intravedere la pelle. C’era persino un abito bianco fasciante che sembrava fatto di bende, minimal ma d’impatto. La passerella presentava cinquanta look, ognuno con la sua personalità distinta, forse troppi per essere assorbiti in una sola visione, ma questo è il modo di Stella: generoso, abbondante, senza filtri.
Il finale che celebra il futuro
Quando Alex Consani ha chiuso lo show indossando un drammatico abito viola con piume, la sala è esplosa in applausi. Quel vestito era un punto esclamativo su una collezione che celebrava non solo l’eredità di Stella McCartney, ma anche la sua visione del futuro. Una visione dove moda e sostenibilità non sono in conflitto ma danzano insieme, dove l’innovazione nei tessuti non compromette la bellezza, dove ogni capo è un invito a ripensare il nostro rapporto con il pianeta.
Lasciando il Centre Pompidou con The Stella Times sotto il braccio e negli occhi ancora i colori vibranti della collezione, ho pensato a quanto sia raro assistere a uno show che è anche un atto di attivismo. Stella McCartney non si limita a disegnare vestiti: crea manifesti indossabili, lancia messaggi potenti, ci chiede di unirci nel cambiamento. E lo fa con uno stile inconfondibile, ribelle e festoso, che sa come lavorare i riflettori e far arrivare il suo messaggio a tutti noi. Perché alla fine, “Come Together” non è solo il titolo di una canzone o di una collezione: è l’invito urgente che il nostro tempo richiede.

Il mio sport preferito è imbucarmi alle sfilate di moda.
Racconto con passione le tendenze che scandiscono il ritmo del mondo contemporaneo. Attraverso i miei articoli, esploro il connubio tra creatività e innovazione, dando voce a stilisti emergenti e grandi nomi della scena internazionale. Amo analizzare non solo gli abiti e gli accessori, ma anche i contesti culturali e sociali che ne influenzano l’evoluzione. Il mio obiettivo è offrire ai lettori insight esclusivi e storie appassionanti che raccontano il dietro le quinte delle sfilate, le ispirazioni dei designer e le nuove frontiere del design. Con uno sguardo attento e uno stile narrativo coinvolgente, trasformo ogni pezzo in un racconto unico, capace di ispirare e informare chi ama vivere la moda come forma d’arte e espressione personale.




































