Nella famiglia Cleary, chi non sapeva combattere le proprie battaglie otteneva scarso soccorso e poca comprensione: una regola valida anche per le ragazze.
Le lacrime la stavano accecando, la sofferenza nel suo cuore era nuova perché, fino a quel momento, non aveva mai posseduto nulla per cui valesse la pena affliggersi.
Fee era una donna taciturna. Quello che pensava, nessuno lo sapeva, nemmeno il marito; lasciava a lui il compito di imporre la disciplina ai bambini e faceva qualsiasi cosa egli ordinasse, senza commenti né lagnanze, se non in situazioni del tutto insolite. … Non rideva mai, e non perdeva mai la pazienza.
Padriac Cleary si trovava lì, la settimana del compleanno di Maggie, per caso. ….. e lui sorrise alla bimbetta con la strana sensazione di stupore che provava invariabilmente vedendola.
I suoi occhi, quando si posarono sul figlio, erano vagamente preoccupati, perché intuiva l’amaro scontento di lui, qualcosa di più violento della normale ribellione di chi lavora contro la propria sorte.
Quella parrocchia era stata un’ottima scuola per insegnarli a dominarsi. Gli si era presentato il modo di emergere dall’oscurità nella quale lo aveva fatto cadere la sua indole irascibile.
… lei avrebbe dato molto per sapere che cosa fosse stato nel suo passato a fare di lui quello che era.
Fare il secondo violino non rientrava nel concetto che Mary Carson aveva della vita.
Per quanto i Cleary fossero poveri, c’erano parecchi scaffali di libri dietro il tavolo da pranzo in cucina.
Come tutti poterono constatare, Drogheda era un mondo a sé, talmente isolato dalla civiltà che, dopo qualche tempo, persino Gillanbone non divenne altro che un nome con ricordi remoti.
E, man mano, il ricordo di lui si offuscò un poco, come succede con i ricordi, anche con quelli cui è legato un grande affetto; quasi esistesse nella mente un inconscio processo di guarigione che ci risana nonostante la nostra decisione disperata di non dimenticare mai.
E, in qualche modo, si sentiva con certezza che quei vagabondi senza radici avevano scavato una fossa, seppellito un figlio o la moglie, e il marito o un compagno, sotto un albero coolihah, che non avrebbero mai dimenticato, in qualche tratto della pista delle greggi, uguale a tutti gli altri soltanto per gli occhi di coloro che non sapevano in qual modo il cuore potesse distinguere un singolo e particolare albero tra tanti altri nella solitudine.
Fuggiva la sua sofferenza, non avendo mai provato una sofferenza come quella, ma essa lo seguiva senza alcuna fatica. …… avrebbe sofferto meno in seguito, …… avrebbe sofferto sempre meno, finché, in ultimo, il dolore si sarebbe dileguato anche dalla consapevolezza.
La sbocciante felicità della madre li aveva colpiti profondamente; …….. Fino a quel momento, non si erano mai resi conto di quanto fosse stata infelice in tutti gli anni da quando la conoscevano.
Non sapeva che cosa avrebbe potuto dire per far capire loro qualcosa, né sarebbe stato capace di descrivere la sua sofferenza, la sua solitudine, e tanto meno di chiedere perdono.
Non possiamo essere diversi da come siamo, e forse è meglio così. So cose di me che non avrei mai saputo o affrontato se non fossi venuto qui. È preferibile battersi contro il noto anziché contro l’ignoto.
Mi son fatta tutto da me, non ho nessun altro da incolpare. E non c’è un solo momento del quale possa pentirmi. L’uccello con la spina nel petto, segue una legge immutabile; ….. Ma noi, quando affondiamo le spine nel nostro petto, sappiamo. Comprendiamo. E lo facciamo ugualmente. Lo facciamo ugualmente.
Una piacevole saga familiare, una lunga ed appassionante lettura, che ci farà sognare, sperare e a volte piangere insieme ai protagonisti.
Sullo sfondo della Nuova Zelanda, Paddy Cleary insieme alla sua famiglia sbarca il lunario tosando pecore fino a quando non riceve un telegramma da parte della sorella che vive in Australia. Vende tutto quello che non può portarsi dietro e insieme alla famiglia emigra.
Giungerà in Australia e sarà al servizio della sorella, rimasta vedova e senza figli, nella grande tenuta di Drogheda, il più vasto appezzamento di terra e di allevamento di ovini.
Il romanzo, verte sulla vita delle donne Cleary: Fee la moglie di Paddy, Maggie la loro unica figlia femmina in mezzo ad una nidiata di figli maschi, Justine la figlia di Maggie.
Un romanzo dove non manca il grande amore, i drammi, le tragedie tutto sullo sfondo di un’Australia selvaggia ed impervia che fa i capricci, che asseta la terra anche se il cielo si ricopre di grossi nuvoloni neri e minacciosi.
Fee, che accetta tutto quello che la vita le offre senza mai piangere o sorridere, e che alle soglie della vecchiaia riuscirà a confidare i suoi segreti alla figlia Maggie.
La tenerezza dell’infanzia di Maggie, di come imparerà a districarsi nella vita, della fiducia mal riposta, delle belle e vere amicizie, dell’amore impossibile e dell’amore vuoto.
E poi arriverà Justine, caparbia, fredda, incapace di amare che seguirà il suo sogno portandolo a termine.
Un romanzo in cui le donne, anche se ai margini, muovono le redini della vita.
Quando fu pubblicato suscitò molto scalpore. Da questo libro fu tratto una miniserie televisiva.
La leggenda narra di un uccello che canta una sola volta nella vita, più soavemente di ogni altra creatura al mondo. Da quando lascia il nido, cerca e cerca un grande rovo e non riposa finché non lo abbia trovato. Poi, cantando tra i rami crudeli, si precipita sulla spina più lunga e affilata.
E, mentre muore con la spina nel petto, vince il tormento superando nel canto l’allodola e l’usignolo. Una melodia suprema il cui scotto è la vita. Ma il mondo intero tace per ascoltare, e Dio, in Paradiso, sorride. Al meglio si perviene soltanto con grande dolore … O così dice la leggenda.
Uccelli di rovo
di Colleen McCullough – Bompiani 1976 (558 pp.)
Traduttore: Bruno Oddera
